Una Mary Sue a palazzo
Una serie che avrebbe decisamente guadagnato se fosse stata più corta di una decina di episodi. Almeno. Ad un certo punto si ha l’impressione che le trame, le sotto-trame e le sotto-sotto–trame siano lì solo per allungare il brodo. Ed è un peccato, perché il brodo in sé è veramente gustoso, buono alla vista, all’olfatto e al gusto.
Ambientazioni e costumi sono da favola, la cinematografia apprezzabile, il commento sonoro azzeccato. E vogliamo parlare degli attori? Un cast di belle donne e uomini da sogno. Fosse tutto qui… Ma sono anche per la maggior parte ottimi attori. L’attore che recita la parte del principe Han (quello sovrappeso, per non sbagliarci) è interprete di un paio di scene che, se si fosse trattato di un film americano, gli avrebbero valso un Oscar come attore non protagonista.
Purtroppo, come spesso accade in queste opere, si comincia bene, ci si perde un po’ e ci si affloscia nel mezzo, e poi si accelera a dismisura nel finale. Finale che, in un certo modo, ci lascia intendere che potrebbe esserci un seguito alle vicende, probabilmente incentrato su una coppia diversa da quella che qui sarebbe protagonista. E dico sarebbe perché di tempo insieme questi due ne passano veramente poco. Potrebbe praticamente definirsi un drama corale. Non che ci sia qualcosa di male.
La protagonista principale è molto colta e “buona”, forse troppo. Essere così comprensiva e disponibile verso gli altri nella trama la aiuta spesso, ma alla lunga finisce per renderla un po’ antipatica. Per contro l’ex Casanova, protagonista maschile principale, è così infantilmente geloso da esser quasi patologico. Il cliché del malinteso e dell’orgoglio maschile ferito viene portato a punte di perfezione.
Lungaggini eccessive nel mezzo, qualche insistenza di troppo su situazioni stupide e alcune soluzioni tirate per i capelli mi costringono a negare il massimo dei voti. Mi attesterò su 8 stelle con lode.
Ambientazioni e costumi sono da favola, la cinematografia apprezzabile, il commento sonoro azzeccato. E vogliamo parlare degli attori? Un cast di belle donne e uomini da sogno. Fosse tutto qui… Ma sono anche per la maggior parte ottimi attori. L’attore che recita la parte del principe Han (quello sovrappeso, per non sbagliarci) è interprete di un paio di scene che, se si fosse trattato di un film americano, gli avrebbero valso un Oscar come attore non protagonista.
Purtroppo, come spesso accade in queste opere, si comincia bene, ci si perde un po’ e ci si affloscia nel mezzo, e poi si accelera a dismisura nel finale. Finale che, in un certo modo, ci lascia intendere che potrebbe esserci un seguito alle vicende, probabilmente incentrato su una coppia diversa da quella che qui sarebbe protagonista. E dico sarebbe perché di tempo insieme questi due ne passano veramente poco. Potrebbe praticamente definirsi un drama corale. Non che ci sia qualcosa di male.
La protagonista principale è molto colta e “buona”, forse troppo. Essere così comprensiva e disponibile verso gli altri nella trama la aiuta spesso, ma alla lunga finisce per renderla un po’ antipatica. Per contro l’ex Casanova, protagonista maschile principale, è così infantilmente geloso da esser quasi patologico. Il cliché del malinteso e dell’orgoglio maschile ferito viene portato a punte di perfezione.
Lungaggini eccessive nel mezzo, qualche insistenza di troppo su situazioni stupide e alcune soluzioni tirate per i capelli mi costringono a negare il massimo dei voti. Mi attesterò su 8 stelle con lode.
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